giovedì 25 luglio 2013

la riserva del Pino d' Aleppo piccola oasi africana Lungo la costa del ragusano punteggiata da spiagge bianche interrotte da promontori e da macchia mediterranea che si insinua tra le serre, si apre un paesaggio africano di paludi salmastre, oasi per uccelli migratori. Siamo attorno ai borghi marinari cari a Montalbano, i porticcioli di Scoglitti, Sampieri e Donnalucata, meno congestionati rispetto al più mondano litorale di Marina di Ragusa. Il paesaggio interno conserva ancora un grande fascino, con la campagna dei muretti a secco, il bestiame al pascolo ed i carrubi secolari. Qui vale la pena trascorrere un lungo week end dedicato al relax, alla natura ed al food locale, per camminare a piedi, in bicicletta o a cavallo alla scoperta di un paesaggio naturale in tutto simile alla costa africana. Gioielli di natura pressochè sconosciuti ai siciliani stessi. Sono le riserve in gestione all' Azienda foreste ed alla provincia di Ragusa, alcuni molto ben gestiti come la riserva della foce del fiume Irminio a Donnalucata, o la pineta e macchia di Cava Randello a Camarina. Un pò meno curato per sentieristica e pulizia, ma forse più affascinante e segreta, è la piccola riserva del Pino d'Aleppo, in contrada Salina, alle spalle di Scoglitti. Pantani d’ acqua dolce che si aprono in radure assolate seguendo il corso del fiume ed un canneto spontaneo di notevoli dimensioni. Sotto costone roccioso si conserva l' ultimo lembo di quello che fu una foresta di pini ad ombrello ancora maestosi, riserva di legname per secoli. Il borgo di pescatori e la spiaggia di Scoglitti sono solo a soli 6 chilometri dalla riserva. Girare per il borgo, attorno al faro e sulla piazzetta è un vero divertimento: da non perdere il mercato del pesce tutti I giorni attorno alle 16 al rientro delle barche. Al mattino invece sulla spiaggia sotto la piazza principale, su ordinate bancarelle i pescatori dilettanti vendono il pesce che le piccole barche hanno tirato su con le reti durante la notte: triglie,seppie,polipi, calamari, pescatrici e razze, che abbondano ancora a largo dei litorali sabbiosi che guardano l' Africa. Ottimi I ristoranti sulla piazza centrale. Da non perdere, la cucina di pesce del ristorante Sakalleo, specialità fritti di mare e seppie ripiene. dove dormire: da poco aperta l' Antica Locanda del Golf, sette cottage eleganti ricavati da vecchie case rurali con vista mare in mezzo al green del campo da golf di Donnafugata, con green fee gratuiti per gli ospiti, piscina e servizi privati. Su richiesta si organizzano passeggiate in bicicletta o a cavallo nella riserva. Ristorante la sera nel baglio centrale con ottima cucina di pesce e del territorio in
Per un italiano Madeira significa vino. Ma un viaggio nell' arcipelago portoghese, a 600 km dalle coste del Marocco, significa scoprire molto di più. Per esempio che Madeira, esotica, dal clima subtropicale e montagnosa, in realtà è un arcipelago di grande interesse naturalistico con la piccola e arida Porto Santo a nord, l' isola madre crocevia sulla rotta verso le Americhe con la capitale Funchal, e appena di fronte il parco marino di Desertas. Ancora a sud, sulla rotta per le isole Canarie, la remota Selvagens, parco marino roccioso esteso poco meno di 10.000 ettari inseriti nella rete Natura 2000, dove è possibile approdare solo con un permesso giornaliero. Su questa rotta oceanica, sin dal 1497 anno della scoperta da parte del navigatore Goncalves Zarco, storie di conquiste, navigazione, commerci, pesca ed agricoltura, si intrecciano da secoli, davanti all' immensità dell' oceano atlantico. Il presente ed il futuro di Madeira sono affidati al turismo, grazie a notevoli investimenti strutturali fatti dal governo ma sopratutto ad un clima clemente quasi tutti i mesi dell' anno. L' umidità dell' oceano crea le condizioni favorevoli per la conservazione di una flora e di un manto boschivo di raro pregio. L' Unesco di recente ha infatti inserito il minuscolo paesino agricolo di Santana e la foresta che lo circonda estesa dai 1300 metri sino al picco piu alto dell' isola, Pico Ruivo ( 1890 m) . Tutta l' area rientra adesso nel progetto riserva della biosfera da salgaguardare per il patrimonio di biodiversità. Ma da anni oramai Madeira si è attrezzata con efficenza all' accoglienza di visitatori da tutto il centro Europa. Il cuore pulsante di Funchal sono la Cattedrale ed il porto con l' efficente marina turistica, tappa sicura per le molte barche a vela che ogni anno fanno rotta verso i Caraibi. Strade ed autostrade in perfette condizioni, collegamenti aerei diretti, traghetto per Porto Santo e visite guidate alla riserva marina rendono il soggiorno facilissomo da organizzare. L' ideale è affittare una macchina e percorrere l' isola da una costa all' altra. Godendosi i panorami mozzafiato sull' oceano, le piscine pubbliche con acqua di mare che si incontrano lungo la costa nord, i campi da golf, sostando nelle antiche quinte, case di campagna ristrutturate per vacanze relax, molte dotate d i centri benessere e Spa. Sino a tutto ottobre è tempo di raccolta dell' uva nei villaggi dell' interno che si vestono a festa. Sulla costa sud vale di certo una visita il villaggio di pescatori di pescespada, Camara de Lobos, località di vacanza di Churcill, con i suoi ordinati cortili fioriti aperti sul porto e le piccole taverne da lupi di mare. Da qui partono decine di pescherecci d' altura che restano fuori in oceano per lunghe settimane,ma il bottino è assicurato. Funchal è una cittadina pulita, vivace e molto interessante. Il centro storico va dalla Cattedrale snodandosi per viuzze lastricate di ciottoli vulcanici neri e bianchi attorno alla piazza del municipio con la splendida chiesa del Collegio. Costruita dai gesuiti a fine 500. Un elegante trottoir che forma geometrie e fiori, puliti con pazienza ogni mattina dalgi addetti comunali. Fiori, aiuole e parchi lasciano davvero di stucco. Un giardino botanico racchiude 200 specie di orchidee. Prendendo la teleferica di fronte al porto si arriva alla chiesa del Monte con il superbo belvedere. La visita del palazzo e dei giardini imperiali svelano che qui visse il re Carlo II d' Inghilterra sposato a Caterina di Braganza. Il parco è di grande bellezza, con specie arboree, cespugli e fiori divisi per sezioni, su di un saliscendi che giunge ai laghetti ed al palazzo coloniale. Inutile cercare di descrivere la bellezza dei trekking di montagna, oltre 50 quelli segnati e ben percorribili su pietra lastricata, adatti a tutte le età, che si inerpicano sui fianchi dei picchi vulcanici ammantati di boschi secolari tra sequoie,mango,abeti di ogni specie, alloro, araucarie e felci arboree. Sotto il fitto delle foreste ed in quota, crescono immense ortensie, azzurri agapantus ed ogni genere di fiori tropicali. Ma un interesse speciale suscita il piccolo ma curatissimo museo del vino ch e porta il marchio della famglia Blandy's in pieno centro città, sull' elegante Avenida Arriaga. Tappa da non perdere. In un edificio coloniale, dove si produceva il dolce Madeira sono raccolti in un percorso storico i documenti e gli attrezzi che testimoniano della vita ed attività imprenditoriale per il trasporto con le navi, della famiglia inglese che dalla fine 800 fece la fortuna dell' isola esportando il vino Madeira dovunque nel mondo. Un marchio che nel 20122 ha compiuto i 200 anni di vita e sopravvive da oltre tre generazioni. I suoli acidi dai 300 metri in sù producono uve che danno un vino secco, semi secco e via via con l' invecchiamento sempre più dolce, tecnicamente definito fortificato. Le uve vengono raccolte come in altre aree del Mediterraneo molto presto, sin da metà agosto. I vitigni erano sei, uno estinto a causa della fillossera. Hanno storicamente prodotto diversi tipi di Madeira. La Malvasia a marchio Blandy, invecchiata in botti di quercia sino a 15 anni è oggi un prodotto molto affermato nei paesi aglo sassoni e nelle Americhe. I vini vintages, ovvero quelli ancora più datati, sono quelli fatti da una singola raccolta e messi ad invecchiare secondo gli antichi sistemi usati dalla casa di produzione, in botti sottotetto senza riscaldamento, ma grazie al clima locale. Un universo da scoprire quello della sotria del Madeira e della famiglia che lo invento', con non poche affinità con il siciliano Marsala legato alla famiglia Florio. Durante la visita alla casa museo è possibile deliziarsi con una completa degudtazione dei differenti blend di Madeira, ed acquistarli in speciali confezioni da trasporto.

mercoledì 24 luglio 2013

Mar Rosso: una fuga a wadi Lahami eco village

A sud di Marsa Alam,lungo la costa dell' Egitto, sono sorti in questi ultimi dieci anni molti, forse troppi sontuosi resort, gran parte sono scheletri di cemento lasciati a metà. Ma oltre il capo Banans e la cittadina beduina di Shalateene, oltre la postazione militare dell' antica berenice, la costa corre incontaminata sino al Sudan. la massiccia presenza militare ha di fatto bloccato l' espansione turistica e le nuove costruzioni. Chilometri di spiagge deserte, grandi baie adagiate davanti al reef dove si vedono solo pochi pescatori, d il deserto inospitale, pietroso abitato solo da pastori beduini. Un paradiso di silenzio e luce, una totale immersione nella natura selvaggia. UN MODELLO DI TURISMO ECOSOSTENIBILE Gli eco villages del RSDS, red sea diving safari, sono tre: Nakari, Marsa Shagra e ultimo aperto nel 2000 il Wadi Lahami. Modello di turismo a minimo impatto ambientale, offrono tende spaziose , royal, in stile beduino, ma con servizi all' esterno o in alternativa ben piu comodi chalet. A parte la semplicità degli arredi e del cibo che un italiano non esiterebbe a definire spartano, l' eco village si rivela subito una soluzione ideale, con ottimi servizi, ecologicamente perfetta per il minimo impatto sul territorio e sulle risorse del posto. La giornata passa tutta tra mare e cielo: anche nelle ore più ventose si raggiungono I reef o gli atolli a largo della costa, dove la barriera corallina conserva spettacolari colori, non rovinati da fenomeni di sbiancamento o di moria del corallo, ma è comunque a rischio di depauperamento degli stock di grandi pesci, delfini tartarughe e squali a causa della pesca di frodo. Fondata nel 1996 da una società con sede al Cairo a capitale egiziano ed australiano, la RSDS ha puntato sulla protezione del mare e delle risorse, attuando una battaglia per la riduzione della plastica, che qui in Egitto è una vera tragedia nazionale. Le mangrovie che crescono nel Wadi sono protette, il cemento è quasi inesisitente, le bottiglie di plastica ridotte al minimo grazie al sistema di rifilling dei contenitori, la luce ai minimi consumi. IL VILLAGE DI WADI LAHAMI Lahami, in arabo significa carne umana: qui nell' antichità i romani ammassavano gli schiavi neri, prima di addentrarsi nel deserto o di imbarcarli via Nilo sino al Cairo.Il villaggio non ha confini. le struttura di materiale naturale con la terrazza ristorante ed il diving dal mare si notano appena: lo stile è rustico, oltre le tende bianche, I materiali usati sono legno, paglia, tavoli e poltroncine di palma intrecciata, cordame a ricoprire le strutture. In totale 40 posti, una grande terrazza con angolo lettura e divani beduini, stuoie e lanterne di terra cotta. Accanto alle tende l'area protetta delle mangrovie,una grande macchia umida salmastra dove la marea crea giochi di sabbia ricca di vita, dove vivono aironi, garzette, varie specie di gabbiani , perfino un' aquila di mare. La grande baia occupata dai Kite surfer della scuola, viene tenuta ben pulita, I cespugli spontanei recintati ed illuminati la sera. Silenzio totale rotto solo dal rumore della barriera e dallo stridere degli uccelli, questo angolo sperduto tra deserto e mare è un vero rifugio per ritrovare le proprie energie. DIVING : L' IMMERSIONE AL CLAUDIA REEF E' una full immersion. Sono oltre venti I siti d'immersione, per raggiungerli tre grossi gommoni con motori da 85 cavalli. L' offerta del diving è di pacchetti di tre giorni o sette con immersioni illimitate ossia 4 al giorno, ma per sub piuttosto esperti, divisi in gruppi di sei persone. Gli istrttuttori sono molto esperti ma piuttosto sbrigativi. Alle 8 si è già pronti sui gommoni dopo un primo sommario briefing, rientro per il pranzo alle 12 ed una terza uscita alle 14.30, aspettando la notturna dopo il tramonto. Le immersioni sono tutte fuori barriera, su relitti o dentro cunicoli spettacolari in piena sicurezza, senza mai scendere sotto I 20, 22 metri. I siti più apprezzati sono il Canyon, Bells, Fury Shoals, degna del viaggio è invece l' immersione al reef Claudia. E' un' esperienza forte, 45 minuti di navigazione dalla costa, tutta in cunicoli di corallo colorato che formano quasi una montagna, con spettacolari tagli di luce e vita marina, razze, cernie, pesci angelo, sergente, fucilieri, murene e spugne enormi. Un labirinto, meglio stare tutti incolonnati, senza mai perdere di vista la carovana subacquea per non sbagliare l' uscita.Una buona alternativa alle immersioni è la visita del mercato dei dromedari nella cittadina di Shalateene, a circa due ore d' auto. L' unica esperienza per vivere la realtà locale, ed entrare in contatto con I beduini che vivono in quest' area brulla di confine.

mercoledì 17 luglio 2013

sicilia a vela- navigare verso ustica

Ustica, con l’aria pulita del maestrale, si staglia spesso sull’orizzonte, allineata 29 miglia a Nord dello spigolo di Capo Gallo, con cui condivide una continuità bentonica e di forti correnti che rendono molto puliti e trasparenti i fondali. La sua geologia è antichissima: l’isola è d’origine vulcanica, con un’interessante necropoli d’epoca punica e un fortino recuperato a picco sulla Falconiera. Qui conviene salire a piedi per godersi il panorama al mattino presto o la sera, prima del tramonto, quando la luce regala ai fondali una luminosità e una visibilità ineguagliabili. Ustica fu la prima Riserva Marina a essere istituita in Italia dal Ministero, nonostante il poco entusiasmo dei residenti. Oggi, di fatto, l’isola può vantare fondali ricchissimi di cernie, corvine, polpi, saraghi, dentici… tutti d’ammirare. Da non perdere è l’immersione allo scoglio del Medico, il cui nome deriva dall’arabo. Non meno affascinanti sono le immersioni in grotta. Tra le più note ricordiamo quella dei gamberi o più a largo quella sulla secca della Colombara, la punta dell’Arpa e la punta Spalmatore, al limite della zona A di riserva integrale. Qui è praticamente assicurato l’incontro con grosse cernie di scoglio, un vero spettacolo. Di recente il Parco ha potenziato il numero di gavitelli per stare all’ancora, almeno trentacinque, anche se non sempre disponibili nell’arco della stagione, cosa che rende molto più sicura e gradevole la permanenza in mare. Nel piccolo porto di Cala Santa Maria, purtroppo caratterizzata dalla mancanza di posti barca e dai rumorosi aliscafi, si può sperare d’attraccare in banchina, tranne che nei mesi di luglio e agosto. È sempre meglio, comunque, contattare la cooperativa di assistenza in porto per il rifornimento d’acqua o carburante, che non sono sempre assicurati. Inoltre è ben ridossato dai venti settentrionali, ma può diventare impraticabile fino a essere insostenibile con lo scirocco. Il giro dell’isola a vela è presto fatto, in circa sette miglia: a destra del porticciolo c’è il nuovo villaggio dei pescatori. Scesi a terra, l’isola vale un giro anche con i minibus del Comune, che giungono fino al faro di punta Spalmatore oppure all’interno. Da qui la montagna, salvata alla speculazione edilizia, rivela tutta la sua bellezza, con la vegetazione mediterranea selvatica di fichi d’india e capperi, ma anche con ordinate coltivazioni di lenticchie e ortaggi. La sera si può godere della vita in piazza, la cena a base di pesce freschissimo alla trattoria da Giulia, accanto al Municipio, e un gelato oppure una granita per guardare il “passìo” (“passeggio” in dialetto siciliano). Da visitare è il borgo antico, tutto in pietra lavica, dov’è possibile gustare una pizza guardando le stelle. Vi si accede dalle scalinate tra i vicoli e le case, dove si trovano pensioni e piccoli hotel, quasi sempre pieni in agosto e nel weekend di fine settembre, per la festa di San Bartolicchio. Il rientro verso il porto di Palermo non è scevro da sorprese: non è raro incontrare delfini o tartarughe.

enogastronomia -viaggio tra vino,antiche ricette e cibo di strada

Parlare di cibo in Sicilia è parlare di storia. Nei profumi, sapori e colori dei piatti tradizionali, dai cibi di strada ai menù delle grandi occasioni, sembra di veder passare tutte le dominazioni e le culture di cui l' isola è stata testimone. Il cibo si sa unisce i popoli, e mai come nella gastronomia siciliana quest’unione di opposti è risultata felice. Capita così che a tavola si passi dal gusto speziato dei piatti arabi alle delizie francesi dei monsù, gli chef dei grandi casati nobiliari. La dieta mediterranea, oggi riconosciuta dall’Unesco come patrimonio da tutelare, trova nell’isola la sua perfetta sintesi. Sale marino, olio extra vergine, vini autoctoni, pane e pasta di grano duro si sposano con pesce azzurro e verdure di stagione. Ricotta e formaggio si ritrovano persino nei dolci abbelliti da frutta secca e candita, sino a diventare trionfi d’ arte. Così è per la cassata, per i buccellati di Natale, per i dolcetti di pasta di mandorle lavorati a mano come fossero merletti. Non meno trionfale quando arriva in tavola, appare la pasta con le sarde o il timballo di anelletti con la carne, i maccheroni di casa al ragù, la caponata di melanzane con le mandorle tostate. E cosa dire del cous cous di araba ispirazione, quello vero, incocciato a mano che nel trapanese è servito con superbe zuppe di pesce, oppure come dessert, con pistacchi e uva passa. Per non parlare della bellezza barocca della frutta di pasta reale... Un viaggio nella varietà e nella tradizione Ogni provincia ha le sue specialità, che le donne si tramandano nei secoli. Dal pane, sempre diverso per forma e tipo di cottura, all’antipasto di fritti e verdure in pastella, alle focacce contadine, ai dolci. Più recente è l’ eccellenza del vino siciliano, dai rossi, ai bianchi sino ai vini da dopo pasto ed alle bollicine. Un fenomeno in crescita, quello del vino siciliano, che ben rappresenta l’ isola nello sforzo di coniugare modernità e tradizione. Per gli appassionati di food non c’è divertimento maggiore che l’ andar per mercati e vedere, perfino toccare la materia prima con cui nascono le delizie del palato. Si consigliano i mercati storici nelle città capoluogo, dove si perpetuano ancora ritualità antichi, e l’ occhio gode dinnanzi allo spettacolo della colorata varietà, quasi una scenografia nell’esporre sui banchi pesce, olive,verdure, agrumi e frutta secca. A Palermo valgono una visita i mercati del Capo, della Vuccirìa e di Ballarò, a Catania è sempre d’ obbligo una visita alla Pescheria, con le sue trattorie tipiche. A Trapani, la zona del nuovo mercato del pesce pullula di bancarelle di ambulanti con insuperabili prodotti tipici locali, dalle olive, al pane e pasta caserecci, ai formaggi sino ai prodotti del tonno, bottarga, mosciame e altre specialità ormai lavorate soltanto in loco. Ma è il cibo di strada con i suoi intensi profumi, a colpire subito l’ attenzione. Un’abitudine ereditata dagli arabi, che vuole che il cibo povero si consumi in piedi all’aperto e senza orario. Panelle e crocchè, melanzane e cardi fritti, stigghiole e pani cà meusa ( milza) con o senza ricotta o caciocavallo spolverato. E ancora, focacce con carne, sfincione ed arancini alla besciamelle o al ragù, dipende della forma. La varietà in materia è d’obbligo e può toccare persino l’ eccesso. I formaggi, insieme ai vini raccontano bene l' universo gastronomico delle diverse contrade siciliane. La ricotta di pecora, meglio se in primavera, è la base per la crema di ricotta. La sua freschezza è il segreto di cannoli e cassate. Provole di montagna più o meno stagionate si trovano dai Nebrodi alle Madonie, più raro è il piacentino ennese arricchito con lo zafferano, mentre tipico del ragusano è il caciocavallo dal gusto forte, più o meno piccante. I territori dei vini di qualità Son almeno sette gli itinerari del vino individuati sul territorio, cui corrispondono le varietà autoctone e le 22 DOC ed irelativi protocolli di produzione ufficialmente riconosciuti, che ben delineano il viaggio enologico che rispecchia il legame con la terra. Un viaggio attraverso le cantine per visitare gli stabilimenti ed effettuare deliziose degustazioni con prodotti locali, pane, formaggio conserve e miele per esaltare le sfumature ed il profumo dei vini. Neri dell’ Etna, bianchi d’ Alcamo e del trapanese, di menfi o di Monreale, rossi di Riesi, Vittoria, Avola e Pachino, passito di Pantelleria, Malvasia delle Eolie, Marsala, più o meno invecchiato. Il Mamertino ed il Faro sono invece le eccellenze del messinese. La tendenza oggi è verso il recupero dei vitigni autoctoctoni, la cui origine riporta indietro almeno alla dominazione fenicia dell'isola. I ricercatori ne hanno individuati almeno venti, come il Perricone, il Grillo e l' Insolia, oppure nuove sperimentazioni di nicchia con il vino biologico, che sempre più riscuotono premi internazionali e richiamano il pubblico dei foodies. Un piccolo esercito che cresce anche in Sicilia, attratto dalla bellezza del paesaggio agricolo ancora poco industrializzato, dell' accoglienza delle cantine che a volte offrono anche ospitalità e dalla qualità dei prodotti della terra. I prodotti a marchio Slow Food Sarà il sole, la brezza marina, la composizione dei suoli ora vulcanico ora gessoso, a dare quel gusto che non si dimentica. Un gusto altrove scomparso a causa della globalizzazione. Non si contano ormai i prodotti siciliani diventati presidi di Slow Food, ricercati dai grandi chef: la fava larga di Leonforte e le lenticchie di Ustica, il pistacchio di Bronte, il suino nero ed il salame dei Nebrodi, la cipolla di Giarratana e l’ aglio rosso di Nubia, il pane e le olive di Castelvetrano, la mandorla pizzuta d’ Avola, la masculina ( pesce azzurro) del golfo di Catania, il sale delle saline trapanesi, il caciocavallo ragusano e la vastedda del Belice, il cioccolato di Modica, la pesca di Bivona, perfino la manna delle Madonie ed i meloni d’ inverno del trapanese ed i fichidindia di S.Cono. Solo per citarne alcuni dei più noti. Un viaggio nel gusto della Sicilia più autentica, oggi ben valorizzato nelle sagre paesane, sempre più frequentate da turisti e appassionati.

turismo natura- trekking, montanga,fiumi e silenzio

Sono cinque i grandi polmoni naturali dell’ isola da oriente ad occidente, cui si aggiungono le numerose riserve naturali, settantasette perle incastonate tra mare, boschi d’ alta quota e zone umide, un ingente patrimonio scientifico e paesaggistico, dagli inizi degli anni 90 sottratto al degrado ambientale. Deve la sua notorietà ed il suo appeal al più grande vulcano attivo d’Europa il parco dell' Etna. Meno conosciuto è il parco dei Nebrodi contiguo al parco fluviale dell' Alcantara, non lontano dalla costa tirrenica. Alle porte dell’ area metropolitana di Palermo inizia la fascia di pre-parco delle Madonie, che in vetta, sul monte S. Salvatore, diventano brulle e selvagge, crocevia di endemismi botanici tra i due continenti. Ultimo nato, il parco dei Monti Sicani con la Valle del fiume Sosio, forse il meno noto ai siciliani stessi, che racchiude anche i monti di Palazzo Adriano, un paesaggio rurale di colline coltivate, borghi e castelli medievali, anfratti rocciosi coperti da boschi e da macchia mediterranea solcati in inverno da fiumi e torrenti. Il viaggio tra i parchi siciliani regala immagini e panorami sorprendenti, a seconda delle stagioni, dell’ altitudine, dei suoli e della vegetazione, così diversi e ricchi. Un patrimonio di alberi monumentali da guinness, grazie all’ esistenza dei parchi, è oggi protetto. Sono castagni secolari, il più noto è quello detto dei cento cavalli di S. Alfio alle pendici del vulcano. Ma non è raro ammirare anche querce, cerri e faggi di straordinarie dimensioni, che vivono indisturbati sulle alture montane più remote. Un susseguirsi di panorami mozzafiato regala la valle del fiume Alcantara, modellata dall' incontro tra acqua e fuoco e scavata nei secoli dalla forza del fiume, dove resiste una vegetazione fluviale ormai rara che si mischia a fichidindia, frutteti e oliveti lavorati dall’ uomo. Un paradiso per chi ama l’ avventura ed il rafting. Il parco naturale ha sede nella piccola Francavilla di Sicilia, il più grande dei dodici centri montani. Boschi innevati sino a marzo e piste da sci con paesaggi nordici. E’questo il lungo inverno dell’ Etna, il vulcano attivo più alto d' Europa, che tocca i 3000 metri ed offre foreste di betulle, faggi e castagni, mentre le colline degradanti verso il mare sono ricoperte da vigneti e frutteti di immenso pregio. La sede del parco si trova a Nicolosi sul versante nord del vulcanio, ma numerosi e tutti animati sono i paesi che fanno da corona alla grande montagna. Il parco dei Nebrodi si snoda lungo la costa tirrenica. Una Sicilia verdissima, dagli spazi immensi dove sono tornati a volare le aquile ed i grifoni. Paesaggi rurali e culture antichissime legate al lavoro della terra, all’allevamento del bestiame ed all’ uso antico del legname e dei boschi. Pastori, carbonai, allevatori di cavalli, artigiani della ceramica e della pietra abitano nei borghi antichissimi dell’area del parco dei Nebrodi, dove le donne si tramandano l’arte, altrove già scomparsa, della tessitura al telaio. Al parco si può accedere da più direzioni: da S.Agata di Militello, da Acquedolci, da Cesarò o da Caronia. Colline coltivate ad ulivo e montagne coperte da querce da sughero, frassino e macchia mediterranea si snodano senza interruzione lungo la dorsale delle Madonie, che ha sede nella splendida Petralia Sottana. Un parco ben antropizzato con borghi che conservano grandi tesori d’ arte sacra, dove resiste ancora la coltivazione antica del grano, la pastorizia e le attività ad essa connesse. Senza per questo nascondere angoli di natura pura e selvaggia in quota, attorno ai monti delle Quacelle, grande anfiteatro dolomitico regno degli ultimi Abies nebrodensis, relitto vegetale dell’ ultima glaciazione. Ma lo spettacolo della natura non smette di stupire nelle molte riserve naturali ed aree attrezzate gestite dall’ Azienda Foreste demaniali siciliana. Dalle province interne di Enna e Caltanissetta, a quelle costiere dell’ agrigentino e lungo la costa trapanese dove laghi, pantani, saline, grotte, fiumi e vallate regalano angoli di natura protetta dove non arriva il turismo motorizzato e di massa. Impossibile descriverle tutte. Per chi si avventura su sentieri silenziosi, a volte impervi, si aprono scenari mozzafiato: è il caso dei pantani di Vendicari, delle Cave del Cassibile, della valle dell’Anapo o delle dune ricoperte in primavera da vegetazione semi-arida alle foci dei fiumi Irminio e Belice. Nella Sicilia occidentale resistono agli incendi ed agli assalti del cemento le riserve dello Zingaro, le Saline di Trapani e di Paceco, le isole dello Stagnone di Marsala, il monte Cofano. Paradisi naturali isolati, e per questo meglio conservati, si ritrovano invece nelle isole minori siciliane: sono il monte Fossa delle Felci sulle alture dell’ isola di Salina alle Eolie, i boschi naturali che ricoprono l’ isola di Marettimo, il paesaggio vulcanico a terrazze di Pantelleria. Un capitolo a sé meriterebbe lo spettacolo dello Stromboli, vulcano attivo con la sua sciara del fuoco da ammirare alle prime luci dell’ alba, che attira centinaia di alpinisti da tutta Europa. Le aree marine protette. Il quadro non sarebbe completo senza l’ istituzione più recente delle Aree Marine Protette, che hanno inglobato molte riserve già esistenti, estendendo i vincoli di tutela integrale alle coste ed ai fondali, garantendo così la protezione di ambienti vitali per la biodiversità e per il patrimonio ittico, a partire dalle preziose praterie di Posidonia oceanica. Prima in Europa a lanciare un messaggio per la tutela del mare e dei suoi tesori sommersi è stata la piccola Ustica a poche miglia dalla costa di Palermo. Ma sottratte all’ eccessiva pressione del cemento e del turismo sono ormai gran parte delle isole Egadi, dove Marettimo costituisce un vero santuario protetto, e la piccola Levanzo, teatro di battaglie navali dell’ antichità, i cui tesori tutelati giacciono ancora sui fondali. Scenari africani e fondali dalla limpidezza unica, insieme ad un patrimonio di fauna sottomarina sorprendente si concentrano nelle isole Pelagie, isole d’altomare, nel canale di Sicilia. Lampedusa e Linosa, con il piccolo scoglio di Lampione sono l’ ultimo lembo d’ Italia: su queste spiagge protette è tornata a nidificare la tartaruga Caretta caretta grazie al lungo lavoro degli ambientalisti, mentre in primavera le balenottere tornano a solcare il mare lampedusano. Attorno alle città di Palermo, Siracusa ed Acireale sono nate altrettante Aree Marine Protette. Capo Gallo ed Isola delle Femmine, alle porte del capoluogo, regalano un’ oasi di silenzio e natura tra montagna, litorale e fondali ancora in buone condizioni. Il Plemmirio e la penisola della Maddalena, superata la foce del siracusano fiume Ciane, costituiscono un’ oasi di mare pulito a disposizione di appassionati di snorkeling ed attività per le scuole, coinvolte in progetti di fruizione ambientale per non vedenti e portatori di handicap all’ avanguardia in Europa. Monumenti di roccia lavica da ammirare, alle porte della città di Catania, sono gli scogli dei Ciclopi, i mitici faraglioni di verghiana memoria di fronte al borgo di Aci Trezza, tra la mole dell’ Etna ed il blu dello Ionio. Un paesaggio costiero lavico di mitica memoria.

Mare, spiagge e litorali tutti da scoprire

Spiagge lontane dalla folla, comodi lidi attrezzati, scogliere a picco, isolotti e baie nascoste. Veri paradisi marini di cui la Sicilia è incredibilmente ricca con oltre un migliaio di chilometri di coste e le numerose piccole isole che le fanno da corolla. Più ci si allontana dalle aree metropolitane, più il mare ritorna limpido e pescoso. In prossimità delle aree marine protette è possibile riscoprire il silenzio di angoli selvaggi dove mare ritrova il suo perfetto equilibrio, e godere di un po’ d' ombra tra canneti e cespugli a due passi dal litorale. Difficile raccontarle tutte le spiagge siciliane. Si va dai luoghi più noti, come la caraibica San Vito Lo Capo, a pochi km della riserva dello Zingaro in provincia di Trapani, o l' arcinota Isola Bella di Mazzaro' sotto Taormina, mentre l' appeal delle tartarughe marine riporta gli ambientalisti ad aspettare la schiusa delle uova a Torre Salsa oppure nelle più lontane isole Pelagie. E come perdersi l’ ormai celebre spiaggia dell’isola dei Conigli, considerata tra le più belle del mondo? Le Egadi si attestano meta privilegiata di velisti e subacquei grazie a fondali dalle trasparenze insuperabili. Le Eolie si confermano meta di vip e di eventi culturali. Chi vuole privacy totale ed atmosfere africane sceglie il fascino della perla nera del Mediterraneo, Pantelleria. DA PALERMO VERSO MESSINA Lasciandosi alle spalle Palermo con la sua celebre spiaggia di Mondello incastonata tra il monte Pellegrino e capo Gallo,c’è solo l’ imbarazzo della scelta. E’ la costa tirrenica che guarda lo spettacolo affascinante delle vicine isole Eolie, con il suo mare dall’inconfondibile colore blu cobalto. Oltre Cefalù, la città normanna con il suo lungomare che lambisce le case, si alternano lungo la strada statale un susseguirsi di lidi sabbiosi e rocciosi di grande bellezza. Sono i piccoli borghi costieri di Finale di Pollina, Tusa e sant’ Agata sino ad arrivare a Gioiosa Marea, con piccoli lidi incastonati tra gli scogli e Patti Marina, meta di un turismo balneare adatto alle famiglie. Spettacolari sono in tutte le stagioni i laghi di Marinello, un gioco di sabbia, vegetazione ed acqua salmastra creato dalla corrente sotto la mole del promontorio di Tindari. LE SPIAGGE DEL TRAPANESE Le riserve dello Zingaro, insieme ad Ustica sono state le antesignane delle battaglie per il mare protetto in Sicilia. L’ isola vulcanica di fronte alla costa palermitana è un paradiso per i subacquei, lo Zingaro in provincia di Trapani è un costone roccioso a strapiombo sul mare turchese ricco di vegetazione endemica aperto sul golfo di Castellamare. Vi si giunge dalle borgate marinare di Scopello, con i faraglioni e la tonnara restaurata aperta al pubblico, o da San Vito Lo Capo. Da monte a mare tra le rocce riarse dal sole cresce l' endemica palma nana, si cammina sino alla torre dell’Uzzo che racchiude segni di civiltà preistoriche rinvenuti nella zona. Stupende le calette di sassi bianchi tra gli scogli dove i fondali abbondano di posidonia, rifugio e nutrimento della fauna marina. Non meno suggestive sono le calette segrete e gli anfratti della baia del Cofano, la montagna che proietta la sua mole sulle acque turchesi di Macari, sulla strada per S.Vito Lo Capo. LA REGINA DI AGRIGENTO, LA SCALA DEI TURCHI Qui il vento ed il mare con il passare dei secoli hanno creato veri capolavori naturali. Oltre le spiagge di Punta Secca e di capo Rossello, nei pressi di Siculiana Marina, in provincia di Agrigento, la vera regina dal fascino totemico, è la cosidetta “Scala dei Turchi" per la straordinaria architettura gessosa bianco-ocra scavata dal vento e dalle onde. Un susseguirsi di gradini naturali che si alternano a sabbia bianca e calette rocciose aperte sul mare freddo e pulito alle porte di Agrigento, in località Realmonte. A 15 chilometri dalla valle dei Templi di Agrigento, oltre il capo di Siculiana e l’ area archeologica di Eraclea Minoa, si snoda l' interminabile oasi di sabbia che prende il nome di Torre Salsa. La riserva gestita dal WWf ha fatto sì che l' ambiente naturale si sia conservato rimanendo oggi uno dei tratti di costa siciliana più ricca e pescosa. Qui si alternano diversi habitat: sabbia, dune, zona lacustre, con la foce del fiume Salso, macchia mediterranea spontanea che cresce per oltre sei chilometri. Meno nota è la spiaggia di Giallonardo, con la sabbia giallo oro appunto, e la torre normanna restaurata a picco sulla scogliera. PORTOPALO DI MENFI, IL LIDO PERFETTO (AG) Per ben tredici anni premiata dalla UE per il suo mare pulitissimo e per la qualità dei servizi, Portopalo di Menfi, con il vicino borgo marinaro sovrastato dalla torre spagnola, dopo agosto si svuota e regala quasi dieci chilometri ininterrotti di litorale africano. La sabbia è giallo oro e la vegetazione delle dune, erica e lentisco, crescono a pochi metri dalla battigia. Lungo la spiaggia si alternano zone selvagge e piccoli lidi con servizi di ristorazione. In lontananza il capo S. Marco delimita la città di Sciacca, terra di pescatori e marinai, dove andare a visitare il porto peschereccio e gustare i sapori del pesce appena pescato. SPIAGGE E SCOGLIERE DI LAVA CT) Basta allontanarsi da Mazzarò e dall’ Isola Bella, il celebre e sempre splendido mare di Taormina, che non smette di sorprendere i subacquei attorno al capo S Andrea, per ritrovare gli spazi a perdita d’ occhio della spiaggia di Fiumefreddo di Sicilia, la Marina di Cottone, premiata dall’ UE con la bandiera blu per l' efficienza dei servizi turistici. Chilometri di spiaggia di ciottoli e sabbia aperti sul blu dello Ionio. Cambia bruscamente il paesaggio costiero della Timpa acese, con l' alta scogliera bordata da macchia mediterranea che offre scorci di mare e fondali blu -turchese di rara bellezza con i borghi marinari che di sera si accendono di vita tra ristoranti e locali. LIDI E NATURA TRA SIRACUSA E RAGUSA Lasciate le comode spiagge attrezzate fuori Siracusa, Fontane Bianche ed Arenella, la natura ritorna protagonista. Chilometri di dune lavorate dal vento dove cresce soltanto vegetazione spontanea, lunghissime distese di sabbia bianca interrotta da baie, isolotti, promontori, castelli, torri, tonnare. La campagna interna è quella segnata dai carrubi, mandorli, ulivi secolari: è il paesaggio costiero di marina di Noto e della nascosta spiaggia di Eloro. Nella riserva di Vendicari i più volenterosi raggiungono la spiaggia su percorsi indicati tra vegetazione lacustre mediterranea, erica, ginepro, tamerici. Qui si trova la più nascosta Cala delle Mosche, quasi un lembo d'Africa. Fuori dalla riserva, ancora spiagge libere attorno al borgo di Marzamemi, dominato dalla grande tonnara. Ben più famosa per l' effetto Montalbano è la spiaggia di Marina di Ragusa, la preferita dalle famiglie, turisti in bicicletta e surfisti attratti dal vento del canale. Dopo una giornata di spiaggia, ci si tuffa nell'atmosfera divertente dei lidi tra musica e degustazioni al tramonto. Più solitari sono i litorale di Donnafugata, Cava d' Aliga e Pozzallo, ideale per chi cerca l' immersione totale nella